Orientare con le storie. Intervista a Fabio P. Corti

Maestri, tutor, mentori: e si potrebbe andare avanti a lungo aggiungendo tutti i termini che hanno a che fare con l’educazione, perché sono tanti, ognuno recante una diversa sfumatura di significato ma tutti concorrenti a comporre nel nostro immaginario quell’idea di “figura di riferimento” così importante quando pensiamo al bisogno dei ragazzi di apprendere, assorbire, valori, comportamenti, nozioni, modalità di ragionamento. Senza arrivare a favoleggiare di quando esistevano Chironi che si votavano a istruire stuoli di Patrocli e Achilli, potremmo concentrarci su una figura professionale estremamente attuale, quella dell’orientatore. Ma “cosa fa” un orientatore? Ne abbiamo incontrato uno esemplare, e queste sono le sue riflessioni in merito. – Puoi descrivere la figura professionale dell’orientatore? Quali sono secondo te le competenze principali necessarie a svolgere questo lavoro?
L’orientatore è un professionista che lavora a contatto con persone che hanno bisogno di essere supportate nel mettere a fuoco le proprie competenze o la strada per raggiungere il proprio obiettivo professionale. Le competenze necessarie sono senza dubbio legate alla parte dell’ascolto ed alla comunicazione (saper ascoltare, saper comunicare), inerenti anche alla stimolazione di un’autoefficacia percepita dalle persone con le quali si trova a lavorare l’esperto di orientamento. Occorrono conoscenza del territorio e delle reti principali dove si possono ricercare risorse utili per il raggiungimento di obiettivi professionali differenti espressi dalle persone. Sono competenze che potrebbero essere collegate ed ambiti psicologici, ma non è così. L’orientatore è chiamato a supportare e stimolare non ad analizzare una persona, questo professionista accompagna la persona verso definizioni di scelta, non “costringe” a scegliere.

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Un'animatrice speciale. Intervista a Barbara Di Natali

Dopo aver frequentato con successo il corso per Animatore socioeducativo, Barbara Di Natali ha iniziato a lavorare per l’associazione L’Altra Città e per i suoi soci. L’abbiamo incontrata per conoscere meglio il suo lavoro e il suo punto di vista sull’attività di volontariato. – Qual è stato il percorso che ti ha portato all’Associazione L’Altra Città?
Ho frequentato il corso di Animatore socioeducativo dell’agenzia formativa dell’associazione L’Altra Città nel 2015, e posso dire di essere arrivata qui perché sentivo di voler “ufficializzare” una propensione per la dimensione sociale e per l’aiuto all’altro. In questa direzione vanno per esempio il tirocinio fatto a contatto con gli immigrati, in una struttura di accoglienza per donne gestita dalla Cooperativa Solidarietà è Crescita. – Di cosa ti stai occupando in questo momento?
Sto lavorando con i ragazzi immigrati ospiti delle strutture di accoglienza della Cooperativa, in un paio di progetti. Uno, in svolgimento già da due mesi, riguarda un laboratorio di falegnameria, dove siamo affiancati da una figura professionale. Due ragazzi, che avevano già svolto quest’attività nel loro paese di origine, imparano a lavorare il legno. Il secondo è un laboratorio  lingua italiana e coinvolge una quindicina di ragazzi immigrati. Alcuni di loro oltre a frequentare i corsi interni alla struttura frequentano anche la scuola di italiano (il che implica una maggiore conoscenza della lingua da parte loro). Con loro cerco attraverso attività didattiche soft (canzoni, giochi…), di insegnare l’uso corretto della lingua con particolare attenzione alle formule utili nella conversazione quotidiana. Di recente sono stata impegnata anche in un altro progetto, concluso da poco e promosso dal CNA, un percorso di accompagnamento che ha comportato a visita a sei officine artigiane, così che i ragazzi hanno potuto vedere come vengono svolti questi lavori in Italia. Un altro progetto concluso è stato il volontariato con i ragazzi immigrati minorenni presso la casa di accoglienza.

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"Per una nuova Barbiana": incontro finale con i ragazzi e gli operatori

Il 9 giugno alle ore 17.30 presso la sala Mazzini 99 in via Mazzini 97, Mauro Papa, direttore di Clarisse Arte, presenta il lavoro finale dei ragazzi che hanno partecipato al progetto “Per una nuova Barbiana” dell’associazione AISE. Insieme a lui saranno gli operatori e artisti che hanno affiancato i ragazzi: Marco Milaneschi e Maria Francesca Lazzi, Cinzia Calussi e Edoardo Bernardini.
Il progetto “Per una nuova Barbiana” è presentato dalle associazioni: AISE (Associazione Insegnanti Solidarietà Educativa), ABC Onlus, Querce di Mamre Onlus nasce sulla scia del modello pedagogico di Lorenzo Milani. Il progetto si rivolge ai ragazzi iscritti all’ultimo anno della Scuola Secondaria di Primo Grado e al biennio della Scuola Secondaria di Secondo Grado che presentano Bisogni Educativi Speciali.
Il gruppo di associazioni proponente ha creato un ambiente di apprendimento multimediale pomeridiano in grado di rendere gli studenti maggiormente competenti nelle discipline scolastiche, nei rapporti sociali, nell’organizzazione e nella gestione della quotidianità e di conseguenza aumentare il loro rendimento e la loro partecipazione scolastica.

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Questo non è un congedo – Lettera aperta del presidente

Pubblichiamo la lettera aperta con la quale Simone Giusti, presidente dell’Associazione L’Altra Città, nell’augurare buona fortuna al futuro gruppo dirigente annuncia a tutti i soci, ai volontari, agli operatori, agli amici e sostenitori de L’Altra Città una notizia significativa, la propria decisione di candidarsi alla carica di consigliere comunale della città di Grosseto.
Ai soci, ai volontari, agli amici e alle amiche dell’associazione L’Altra Città Cari, care,
come molti di voi sanno sono approdato all’Altra Città nel 1999, al mio ritorno a Grosseto, per riprendere un’attività di volontariato intrapresa nel 1985 con il nascente Centro di Solidarietà (Ce.I.S., uno dei soci fondatori dell’Altra Città). Si è trattato dapprima  di un incontro tra vecchi amici, che si è trasformato rapidamente in un progetto culturale fondato sull’idea che in certi luoghi, nei margini e nelle periferie delle nazioni e delle città, possano prendere forma idee, strumenti e competenze in grado di produrre cambiamenti significativi nel tessuto sociale e nell’immaginario delle persone. Nel 2003, insieme a Andrea Caldelli e poi con Anna Lisa Fumi, Fabio Corti e Fabio Sciarretta, a cui si è aggiunta poi Sara Pellegrini (ma molti sono coloro che ci hanno accompagnato per alcuni tratti di strada e che ancora oggi ci sono vicini), abbiamo creato l’agenzia formativa, che ho diretto fino al 2008 e che oggi è un punto di riferimento sicuro per chiunque si occupi di formazione professionale e di orientamento nella nostra città. Poi è nato il settore Ricerca e Sviluppo, che ancora seguo personalmente insieme ad altri ricercatori e studiosi di varie parti d’Italia. Abbiamo realizzato molti convegni, tra cui ricordo solo le varie edizioni di “Le storie siamo noi”, collane editoriali con editori di grande prestigio come Erikson, Liguori, Pensa, e poi ricerche, articoli, pubblicazioni.

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Rave della Sostanza, una giornata dedicata all’accoglienza

Rave, la bestia nera di tanti genitori. E anche di tanti giovani che, dopo le false partenze, gli errori e le conquiste delle generazioni precedenti, sono finalmente arrivati a definire un proprio sistema di valori abbastanza coerente, nel quale: “le feste, la musica, i locali sì, i rave, NO”.

Ma per Claudia Francardi e Irene Sisi, fondatrici dell’Associazione Amicainoabele, un rave è proprio il punto di partenza: quello a causa del quale il figlio di Irene aggredì due appuntati dei Carabinieri, a Sorano, causando la morte del marito di Claudia. Ecco perché “Rave della sostanza – Una giornata dedicata all’accoglienza” può rappresentare un esempio pratico di come si possa trasformare qualcosa di notoriamente pericoloso e non controllato in un momento di condivisione e pace. L’evento, organizzato in collaborazione con Legambiente-Festambiente di Grosseto, si svolgerà, nella sua prima edizione, il prossimo 24 aprile a Rispescia, all’ex Enaoli, nel Parco regionale della Maremma, da anni sede di Festambiente, e riunirà persone che come Claudia e Irene credono che la giustizia riparatrice e la riconciliazione siano vie praticabili attraverso l’incontro e la comprensione reciproca.

«L’Associazione Amicainoabele è nata per far conoscere la nostra storia e il nostro percorso – ha commentato Claudia Francardi. – Con il “Rave della sostanza” vogliamo mandare il messaggio che col dialogo e l’accoglienza due mondi opposti possono stare nello stesso spazio vitale». I mondi opposti naturalmente sono quelli delle vittime e dei colpevoli, e si possono avvicinare, secondo Irene, che aggiunge: «Bisogna lavorare sulle proprie fragilità. Con la nostra piccola esperienza, che può essere anche grande, vogliamo mostrare che ce la possiamo fare». Difficile per molti reagire a un fatto di tale portata tragica in maniera così calibrata e propositiva: eppure le due donne hanno avviato un dialogo amichevole per promuovere e diffondere la cultura dell’accoglienza con l’esempio.

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