Empowered Peer Education

Cosa è la peer education?
La peer education o “educazione tra pari” è un metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo di appartenenza per realizzare precise attività con i propri coetanei (Boda G., 2001, p. 63)

Presuppone che… sia possibile attivare e utilizzare a fini educativi l’innata propensione degli individui a esercitare un’influenza sociale reciproca nel corso delle varie fasi dell’esistenza e focalizza quindi l’attenzione sui processi comunicativi anziché sui contenuti educativi
I presupposti teorici sono:

  • teoria dell’influenza sociale
  • teoria sociocognitiva dell’autoefficacia
  • teoria dell’intelligenza emotiva

Chi sono i “pari”?
• I pari sono le persone accomunate dall’età e dal contesto di riferimento. L’educazione tra pari si rivolge tradizionalmente agli adolescenti di un determinato microsistema (scuola, rete di scuole di un territorio), ma è comunque sempre opportuno definire esattamente cosa si intende per pari e a chi si rivolge l’intervento educativo. I pari sono i protagonisti attivi del processo educativo.
Cosa si fa con i pari?

  • L’educazione tra pari si presta alla prevenzione e promozione di stili di vita sani, del benessere psico-sociale e affettivo. È stata ampiamente sperimentata e verificata nell’ambito di progetti di prevenzione della diffusione dell’HIV, ma anche nell’area della prevenzione del bullismo e della violenza tra pari. Tra le tecniche di intervento: focus group, role playing, brain storming, problem solving, ideative group
  • Perché?
  • Per promuovere il protagonismo degli adolescenti nella costruzione, realizzazione e valutazione di un percorso
  • animativo per la prevenzione del disagio socio-relazionale nel gruppo dei pari.
  • Per stimolare un significativo miglioramento del benessere relazionale nell’ambito dell’intera comunità.
  • Quando?
  • La fase adolescenziale si presta più di altre a questa metodologia.
  • L’intervento formativo sui peer educator può svolgersi durante l’anno scolastico, alla mattina o al pomeriggio, al di fuori quindi dell’orario di lezione, oppure
  • durante l’estate. Un progetto dura in media due anni.
  • Dove?
  • Per definire esattamente il gruppo dei pari occorre individuare il contesto di riferimento, il microsistema in cui i pari si muovono. Gran parte dei progetti operano tra le mura scolastiche o in campi educativi estivi.

 

I modelli di peer education
MODELLO PURO

  • Ha un carattere prevalentemente addestrativo: pur riconoscendo un ruolo attivo ai ragazzi di fatto non ne legittima la compartecipazione nelle fasi di attivazione, formazione e progettazione degli interventi stessi.
  • Gli educatori vengono individuati secondo criteri individuati dagli adulti e addestrati con metodologie di apprendimento trasmissive.
  • È il modello più diffuso nei paesi anglosassoni e costituisce il punto di riferimento per i progetti di prevenzione.

MODELLI MISTI

  • Mirano allo sviluppo del protagonismo dei ragazzi all’interno di progetti circoscritti. Il rapporto tra adulti e adolescenti è limitato a una breve e intensiva fase formativa, l’oggetto e gli obiettivi di lavoro sono determinati prevalentemente dagli adulti, mentre la fase realizzativa è svolta dai ragazzi.
  • Sono utilizzati ad esempio per i progetti di accoglienza nelle scuole, per i progetti di peer tutoring e per i progetti mirati a potenziare le rappresentanze studentesche.

EMPOWERED PEER EDUCATION

  • Implica un percorso che si iscrive nell’orizzonte della psicologia e dell’animazione sociale e prevede un lavoro di rete flessibile e dinamico tra tutti i soggetti che, all’interno di un medesimo territorio, sono interessati a partecipare alla definizione dell’intervento.
  • Il presupposto è che il nucleo portante delle competenze per la promozione del benessere sia già presente all’interno del sistema dei pari. Viene quindi abolita ogni ottica a carattere meramente addestrativo e superata la dimensione della delega.
  • I ragazzi sono soggetti attivi all’interno di ogni fase del percorso, dalla progettazione alla valutazione. L’oggetto di promozione della salute e di prevenzione è scelto autonomamente dai ragazzi, i quali non saranno chiamati a trasmettere informazioni ma a realizzare le azioni da loro ideate.

Autore: Simone Giusti
Materiale tratto dal volume “Strumenti di partecipazione – Metodi, giochi e attività per l’empowerment individuale e lo sviluppo locale”, 2005, Ed. Erickson, Trento
(http://www.erickson.it/erickson/product.do?categoryId=70&id=870)

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